Centro Servizi Sociali per la Famiglia - Consultorio Familiare Privato "Pasquale Raffa" OdV

Cuzzocrea F., Vita di coppia, ritrovarsi nell’intimità: è l’antidoto contro l’abitudine


10/05/2022


La parola “intimità” rievoca molte cose nella vita di due sposi: tanti momenti vissuti insieme che la memoria del cuore e del corpo ricorda ma, soprattutto, tante condivisioni e narrazioni in grado di generare un incontro sessuale appagante e che aiutano ad assaporare, anche nella maturità, l’essenza della vita vissuta in pienezza, che è sempre vocazione e dono gratuito. È sconvolgente la portata dei gesti di tenerezza con cui due sposi hanno il privilegio di toccare, attraverso la propria corporeità, la vita e la storia dell’altro, percepirne i segreti e i desideri più reconditi ma anche custodirne le fragilità, svelarne le paure più profonde, ricomporre le scissioni; e allo stesso tempo, perché il corpo è “sacramento della persona”, in quanto spirito incarnato, i gesti di tenerezza possono condurre alla soglia dell’incontro con il totalmente Altro, alla vetta stessa delle teofanie divine intrise di misericordia e di intimità.

Il linguaggio della tenerezza nutre e preserva l’intimità, e dunque anche la sessualità, perché l’unione fisica non è mai riducibile ad un agire. Essa è prima di tutto incontro, intimità nel senso più ampio della parola (dal latino interior), quindi è un mettere in contatto la parte interiore della coppia, integrando le differenze reciproche e complementari. Ecco che emerge l’importanza del narrarsi, del creare un’intimità non solo corporea, un’esperienza che porta a ritrovare la persona dove “l’hai lasciata” con tutto il calore che emana, come temperatura relazionale raggiunta. 

Purtroppo non sempre la coppia vive nei gesti la verità del proprio dono sponsale, non sempre è consapevole della gamma dei significati del proprio contatto fisico ed emotivo, non sempre realizza adeguatamente l’intenzionalità del contatto. E tutto questo si ripercuote, a lungo andare, in una relazione dove si perde di vista l’intimità e si corre il rischio di vedere interrotto il fluire della propria storia d’amore, mentre si continuano a cercare invano soluzioni miracolose al calare inesorabile del desiderio e della voglia di stare insieme. I corpi allora si allontanano e spesso anche i cuori si sperimentano distanti, imprigionati in una relazione fredda e distaccata. La sessuologia clinica si trova oggi ad affrontare questo inedito ed emergente problema che, però, tenta di risolvere perlopiù studiando nuove tecniche ed espedienti, proponendo la moltiplicazione delle esperienze erotiche e l’aumento della loro intensità, nel tentativo di incrementare il piacere sensibile e con esso anche il desiderio che, ovviamente, finisce con l’appiattirsi ulteriormente sulla ricerca della performance, generando nuove forme d’ansia, sensi di colpa e conflitti. La liberazione sessuale, che per alcuni dev’essere ancora completata (sic!), trova in questo desolante contesto la sua maggiore evidenza di fallimento.

L’intimità invece ha che fare con la sintonia e può essere ben spiegata attraverso la metafora della danza, dove a volte si inciampa ma anche si sperimenta la sincronia reciproca e l’adattamento creativo al ritmo della musica, dove il bisogno si spalanca al desiderio che lo umanizza, elevandolo fino al cielo, dove l’intesa è figlia soprattutto di una conoscenza profonda di sé e dell’altro, dove l’evento-kairòs diviene una storia di salvezza, dove il sentire reciproco dei corpi è profonda comunicazione e dove anche un abbraccio è in grado di armonizzare tra loro persino i due tracciati elettroencefalografici.

Seguire le coppie in questa scoperta-avventura-ritrovamento, sostenerne i passaggi cruciali, aiutarle a rialzarsi dopo ogni caduta, a rimettersi in cammino dopo ogni fermata è una missione straordinariamente ricca ed avvincente. Non è solo il compito specifico delle professioni di aiuto, gratuitamente espletato nei nostri consultori di ispirazione cristiana (mentre i servizi pubblici sono in sofferenza per la mancanza di adeguate risorse umane ed economiche), ma di tutta la comunità cristiana e di una pastorale familiare ancora troppo incentrata sulla “preparazione” prima del matrimonio e poco coinvolta nei processi di crescita e di accompagnamento dopo le nozze. 

Alla Vergine di Cana vogliamo affidare ogni relazione sponsale, perché non si esaurisca il vino dell’intimità e della gioia, ma si preservi fino alla fine con lo stesso sapore e la stessa bontà dei suoi inebrianti cominciamenti.  

(don Francesco Cuzzocrea, Assistente ecclesiastico CFC Calabria e Gestalt counselor familiare e di coppia)

 

Articolo pubblicato su Avvenire di Calabria il 10.05.2022

https://www.avveniredicalabria.it/vita-di-coppia-intimita-abitudine/